Lavoro solitario: normative, soluzioni e prospettive future | Parola a Marco Zarrillo
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Il dibattito relativo al lavoro solitario e alla tutela dei lavoratori isolati è più che mai attuale. Non sempre i punti di vista sono univoci, tuttavia è indubbio che il lavoro solitario aumenti le probabilità di commettere errori e il rischio di non ricevere un aiuto tempestivo in caso di emergenza.

Per approfondire queste tematiche e provare a chiarire i dubbi più comuni abbiamo rivolto qualche domanda a Marco Zarrillo, Sales Account di Irbema in contatto quotidiano con aziende, consulenti ed esperti del settore, ognuno dei quali con esigenze molto eterogenee tra loro.

Marco, qual è ad oggi il ruolo del datore di lavoro nella tutela dei lavoratori isolati? Perché è importante valutare tutti i rischi sul posto di lavoro?

Dal punto di vista normativo, in Italia, ad oggi non esiste nessun testo di legge che disciplina specificatamente il lavoro solitario. Tuttavia, l’art. 17 del D.lgs. 81/2008 (Testo unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro) obbliga il datore di lavoro a valutare tutti i rischi (compresi quelli derivanti dal lavoro solitario).

Lo scopo della valutazione dei rischi è quello di definire quali misure di prevenzione e protezione devono essere introdotte in azienda al fine di gestire adeguatamente il rischio, senza trascurare le possibili conseguenze in caso di tardivo intervento di soccorso.

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Quali misure deve adottare un’azienda nell’ottica di eliminare o ridurre al minimo i rischi derivanti dal lavoro solitario?

Nell’ottica di eliminare o, laddove non fosse possibile, ridurre al minimo i rischi derivanti dal lavoro solitario sicuramente è necessario che l’azienda predisponga specifiche procedure operative.

In secondo luogo, è importante che venga attivata la sorveglianza sanitaria specifica, volta a riscontrare se il lavoratore è in condizioni psico-fisiche adeguate a svolgere attività in solitudine. In tal senso, è importante verificare che il lavoratore non soffra di crisi epilettiche, attacchi di asma, non presenti reazioni allergiche pericolose, non assuma farmaci sedativi, ecc.;

Infine, anche l’adozione di specifiche soluzioni tecniche è fondamentale. Tra queste, una delle più efficaci riguarda l’utilizzo di dispositivi “uomo a terra”.

Cosa sono i dispositivi “uomo a terra” e come funzionano? Per cosa si distinguono i dispositivi Twig dagli altri dispositivi per lavoratori isolati?

I dispositivi uomo a terra sono progettati per inviare allarmi automatici o volontari nel caso in cui una persona in condizioni di isolamento si trovi in situazioni di pericolo o emergenza. Allertando i soccorsi in maniera immediata, tali apparati sono fondamentali per la tutela dei lavoratori isolati tuttavia, non tutti lavorano allo stesso modo. In particolare, i dispositivi uomo a terra Twig sono gli unici al mondo con WiFi data e VoIP per operare anche in assenza di copertura radiomobile.

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Nell’immagine la gamma dei dispositivi uomo a terra Twig

Come vengono classificati dal punto di vista normativo i dispositivi per lavoratori isolati Twig?

In Italia i dispositivi per lavoratori isolati Twig non rientrano nella categoria DPI (dispositivi di protezione individuale) e DPC (dispositivi di protezione collettiva). Appartengono invece alla categoria dei dispositivi di sicurezza. Ciò nonostante, sono equiparati ai DPI per quanto riguarda la scelta del modello in base alla tipologia di ambiente di lavoro.

Fortunatamente, negli ultimi anni i dispositivi “uomo a terra” sono stati inseriti tra le misure che consentono di accedere alla riduzione del tasso INAIL (modello OT23, sostitutivo del precedente modello OT24).

Da questo punto di vista il modello OT23 consente alle aziende di accedere alla riduzione dei premi assicurativi, dimostrando come finalmente delle azioni migliorative (seppur minime) in materia di salute e sicurezza sul lavoro siano state introdotte.

Quali sono invece i fattori che hanno contribuito alla crescita del mercato dei dispositivi per la tutela dei lavoratori isolati in Italia?

In Italia negli ultimi anni il mercato dei dispositivi per la tutela dei lavoratori isolati è in crescita. Sono diversi i fattori che hanno determinato tale sviluppo, tra questi senza dubbio va citata la riorganizzazione e ridistribuzione del lavoro da parte delle aziende con incremento del numero di lavoratori isolati (ciò a seguito della riduzione della produzione in alcuni settori industriali, aumento dei lavoratori in smart working, ecc.)

Anche il ricambio generazionale degli RSPP, ora molto più sensibili alla tematica del lavoro solitario ha contribuito al miglioramento, così come la progressiva distribuzione delle responsabilità in carico a differenti figure della Sicurezza sul Lavoro (datore di lavoro, medico competente, RSPP, ASPP, dirigente e  preposto).

Sicuramente c’è anche una maggiore attenzione alle implicazioni legali connesse al tema (responsabilità penali, civili e amministrative), come testimoniato da sentenze esemplari (si veda il caso ThyssenKrupp) che hanno reso più consapevoli i datori di lavoro e gli RSPP. Tuttavia, anche altri fattori contribuiscono in maniera significativa alla crescita. Solo per citarne alcuni:

  • ispezioni e verifiche da parte degli enti di controllo (INAIL e ATS) con elevazioni di sanzioni e prescrizioni
  • maggiore cultura aziendale circa la sicurezza e la salute dei lavoratori maggiore informazione circa i dispositivi per la tutela dei lavoratori isolati
  • introduzione nelle grandi aziende di piani di miglioramento in materia di salute e
  • sicurezza sul lavoro con tecnologie avanzate hardware e software (spesso queste società possono accedere a bandi e gare locali e/o europee)

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Quali sono le prospettive di crescita per il mercato dei dispositivi per la tutela dei lavoratori isolati in Italia?

Considerata la situazione attuale, mi sento di poter affermare che le premesse sono buone. La tendenza ad una maggior attenzione per la tutela del lavoro solitario registrata negli ultimi anni non potrà che consolidarsi e crescer ancor di più. Il cambiamento dell’organizzazione dei turni di lavoro e lo smart working sono altri elementi che prevedibilmente contribuiranno all’aumento del numero dei lavoratori isolati e da questo punto di vista una prima conferma arriva da mercati esteri come Francia e Regno Unito.

Inoltre, per avere un’idea migliore degli sviluppi che ci attendono nel futuro prossimo consiglio la lettura del libro Lavoro Solitario scritto dall’Ing. Gianandrea Maria Gino, docente in “Tecniche per la Prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro” all’Università Statale di Milano ed esperto di sicurezza, salute occupazionale e ambiente.

Concludendo, pensi che i dispositivi uomo a terra Twig possano essere impiegati anche in contesti extra-lavorativi? Se sì, in quali?

Certamente. Pur essendo sistemi di livello professionale, progettati e certificati per essere utilizzati dai lavoratori isolati, la versatilità e la scalabilità dei dispositivi uomo a terra Twig li rende ideali per l’impiego anche in altri contesti.

Ad esempio, gli anziani o le persone in difficoltà che vivono sole si sentono molto più tutelate con un sistema in grado di allertare in maniera automatica parenti o persone fidate in caso di cadute, malori o aggressioni.

Lo stesso discorso vale per rapine, violenze sulle donne e aggressioni al personale, casistiche in cui un dispositivo di allarme portatile (Es: Twig Neo) che consenta di chiedere aiuto ed essere geolocalizzati in maniera tempestiva può fare la differenza.

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Se desideri maggiori informazioni sui dispositivi uomo a terra per la tutela dei lavoratori isolati non esitare a contattarci allo 039-249121 o scrivendo a info@irbema.com

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